Lui. Lui. Il suo viso. Le sue mani. Le sue labbra. I suoi occhi. Il suo sorriso.
Quando MP mi aveva chiesto di uscire io ero al settimo cielo. Ma la mia fastidiosa coscienza non era d’accordo con me, e continuava a installarmi nella testa dubbi su dubbi: e se mi voleva parlare di Ari? E se mi voleva parlare di EP? E se invece poi non gli piacevo abbastanza? E se si fosse messo d’accordo con il fratello per tirarmi un tiro mancino?…
Avevo paura. Paura di non essere all’altezza o abbastanza.
Erano le 15:25 e dovevo sbrigarmi, alle 15:30 avevamo l’appuntamento e io stavo morendo di ansia. Saltiamo il pezzo in cui cerco disperatamente di capire dov’è e arriviamo al punto in cui lo vedo. Alto, bello, mascella squadrata, maglietta grigia. Attraverso, mi avvicino, lo guardo, si china per salutarmi, lo bacio sulle guancie appoggiandomi con una mano alla sua spalla. Si rialza, lo guardo, e ho paura. Tremo. Ci incamminiamo verso il parco. Sorride, sorrido. Parla e scherza, camminiamo nel parco. Cerchiamo una panchina all’ombra, ma sono tutte occupate, troviamo uno spazio all’ombra pulito e ci sediamo sull’erba.
Mi avverte che non mi darà pace ed inizia a lanciarmi fili d’erba, morbidi. Rido. Era da tanto che non ridevo di gusto così. Smette di lanciarmi l’erba. Lo guardo, mi guarda, accenna un sorriso o un ghigno, non lo so. E si sdraia socchiudendo un occhio per il sole. Ed è così bello. Oscura tutto. Esiste solo lui, le sue labbra leggermente inarcate in un sorriso rubato, le sue lunghe gambe distese, la striscia di nuda pelle tra I pantaloni e la maglietta che si è ritirata visto che lui si è steso ed ha alzato un braccio sopra la testa; l’altro è adagiato aperto sull’ erba quasi ad invitarmi ad entrare nel suo mondo. Non accetto, potrebbe sembrare scortese. Invece sorrido e mi giro dall’altra parte mentre arrosisco. Mi sento viva, ed è merito suo.
Dopo poco sento la sua voce, morbida, vellutata:”Dai vieni qui, sdraiati.”
Stavolta accetto, sicura di non disturbare. Sorrido, mi stendo e poggio la testa sul suo braccio, nell’incavo della spalla. Stiamo fermi, così. Nessun fiato, nessuna parola. Solo I nostri corpi vicini, che emanano calore. Si muove. Alza la testa, si sporge poggia le labbra sulle mie. Le mie labbra si schiudono titubanti, come un fiore su schiude alla luce del mattino. Lui è la mia luce.
Il suo braccio steso, quello su cui sono poggiata si piega verso di noi. Io piego il mio. Mi bacia. Gli tocco la mano. Mi bacia. Accarezzo le sue dita. Mi prende il viso con l’altra mano e lo porta ancora più vicino. Intreccio le mie dita alle sue. E lo bacio.
Ogni tocco, un pezzo torna a posto. Ogni tocco, e mi sento sempre più “viva”.
-Hanna ♥♥♥
P.S. fatemi sapere se vi piace 😉 :*